Il Web è un media strategico per le imprese
In ogni settore dell’industria e dei servizi la competizione ha raggiunto un altissimo livello di intensità introducendo nuove sfide di mercato ma anche e soprattutto nuovi strumenti per relazionarsi con il mercato. Rimanere ancorati al passato o continuare ad utilizzare modalità commerciali obsolete può rivelarsi veramente fatale per il proprio business e per le imprese stesse.
Probabilmente qualcuno ha ancora le idee poco chiare in merito al web (sempre meno per fortuna) e pensa ancora che la rete sia uno strumento secondario; difficile cambiare certe mentalità e punti di vista così autoreferenziali, quindi meglio andare oltre ed occuparci seriamente di business…
L’informazione “ allargata e diffusa†è l’unica risorsa in grado di attrarre l’attenzione, di “ servire†i clienti, costruire comunità , fidelizzare e diffondere brand e prodotti, è decisamente il fattore di successo nell’era della competizione ed il web lo strumento più efficace (ROI) per farlo.
Lo sapete già , ma giusto per ribadirlo: diversamente da quello televisivo ed editoriale (stampa) Internet è un sistema a 2 vie che facilita la connessione e l’interagire tra persone ed aziende. Completamente interattivo e diversamente dal telefono che è altrettanto interattivo, Internet consente di cercare, riscontrare, confrontare le informazioni in un territorio geograficamente illimitato e di memorizzarle nel proprio sistema azienda. Non ci sono inoltre limiti di tipologia di informazioni: possono infatti contenere testi, immagini, filmati, giochi, informazioni multimediali, ma soprattutto informazioni sull’utilizzo dei prodotti, sulle scelte di acquisto, sui trend, ecc…
Acquisire informazioni con Internet rappresenta prima di tutto un ottimo (ed il più economico) strumento per migliorare le proprie competenze ed inoltre consente di analizzare possibili partner, fornitori, clienti ma anche prodotti/servizi ancor prima di avere un contatto “fisicoâ€. I motivi di scarso successo della presenza su Internet sono di solito dovuti alla difficoltà da parte dell’impresa nell’individuare il modo migliore per sfruttare il potenziale della rete e nel decidere di abbandonare le vecchie abitudini commerciali o di comunicazione che non sono più adeguate allo scenario dell’economia digitale.
L’impresa deve pensare che il mondo web è ormai parte integrante del business e che nel business ha rilevanza strategica di vitale importanza, affrontarlo con leggerezza o senza gli strumenti necessari porta a risultati frustranti o ripercussioni negative sull’immagine dell’azienda stessa. Di fatto è necessario che si considerino le attività per il web come una funzione ufficiale del marketing (Digital Marketing) e che le stesse siano programmate, preventivate e soprattutto siano figlie di una strategia mirata e non lasciate al caso (Budget web). Il web richiede attenzione, interesse, ricerca, applicazione, non è possibile considerare l’avventura Internet come un’azione “usa e gettaâ€, al contrario richiede attività costanti e monitoraggio continuo. I dati sugli investimenti pubblicitari non fanno che confermare il trend sempre in ascesa del web e come le aziende preferiscano diminuire sensibilmente gli investimenti sugli altri media a favore della rete.
Bisogna saper interpretare il proprio mercato target utilizzando un linguaggio adeguato e sempre più mirato in funzione del cliente e non in funzione dell’ego aziendale. Dobbiamo dialogare e farci capire dal mercato abbandonando le presunzioni e gli stereotipi; di fatto se non siamo accessibili e quindi il nostro sito o le nostre pagine social non sono costruiti per assolvere alle aspettative di chi ci naviga, veniamo immediatamente abbandonati in favore di altri, perdendo così vere opportunità per il business.
Per le aziende utilizzare e gestire la rete significa comprendere in modo pratico ed operativo l’importanza dei motori di ricerca, della presentazione (layout) di una pagina Web, della strategica dei link, dell’ergonomia di navigazione, del posizionamento e della pubblicità on line, e cosa significano sia in termine tecnico sia pratico parole come SEM (Search Engine Marketing) e SEO (Search Engine Optimization) e capire quante e quali risorse mettere in campo per essere efficaci nel mercato dell’era digitale.
Ovviamente le aziende che per prime hanno capito il potenziale della rete per il business, si trovano avvantaggiate rispetto alla concorrenza e sono difficilmente “aggredibili†sulle loro posizioni, hanno acquisito una fascia di visibilità difficile da attaccare, soprattutto dalle imprese che in questi anni si sono “addormentate†in attesa degli eventi evitando di approfondire le tematiche e precludendosi la possibilità di costruirsi know-How, imprese che anno lasciato dormienti i propri siti o ancora semplicemente in costruzione (ce ne sono ancora purtroppo…) confidando nella benevolenza dei navigatori che invece hanno definitivamente cancellato dai bookmarks (inserimento di siti nelle preferenze dei browser) i loro indirizzi web.
Occorre monitorare la propria presenza online, farlo con spirito critico analizzando i dati di feedback ma anche le evoluzioni di pensiero del mercato e dei clienti, verificare la coerenza tra quanto emesso, in termini di comunicazione (copy content) e quanto è stato invece recepito e percepito dai nostri visitatori web. Verificare se concretamente azienda, sito web e social viaggiano in simbiosi e se sono coerenti. Nel web ci sono molti esempi di successo e molti di insuccesso, per ogni realtà è possibile tracciare quali siano state le mosse vincenti e quali quelle perdenti, quali le strategie lungimiranti, quali quelle deboli, chi ha fallito credendo nei facili realizzi chi invece ha perseverato arrivando a concretizzare la propria realtà .
Ogni azienda può trovare la sua giusta dimensione ed ottenere molto da Internet, sempre che sia cosciente di dover mettere in gioco la propria immagine e reputazione, i propri prodotti e servizi, la propria storia (storytelling) e credibilità , sapendo che dall’altro lato non c’è un pubblico di inesperti alle prime armi ma navigatori divenuti esperti della rete ed abili ricercatori di notizie ed informazioni on line, persone che sanno molto più delle aziende stesse rispetto ai loro prodotti, che vogliono considerazione ed attenzione, serietà e rispetto, ma che in cambio sono anche pronti a dare molto ed instaurare un rapporto fiduciario nei confronti dell’azienda stessa. E questo non riguarda solo il mercato del B2C, cioè quello rivolto al consumatore finale, ma anche quello tra aziende, quel B2B che pian piano si è trasformato in un volano per le imprese aprendo nuovi contatti, originando nuovi mercati, dando vita a collaborazioni e partnership.
Le aziende che lo hanno capito sono già attive, chi non lo ha ancora fatto deve attivarsi e risalire velocemente la corrente perché “in un mercato basato sulla diffusione e cultura della conoscenza o se ne è parte o se ne viene esclusi†(J. Rifkin).m.
La condivisione della conoscenza nel Web2.0
Che noi tutti stiamo vivendo in un pianeta interconnesso, con buona page di Jeremy Rifking, fortunatamente lo abbiamo capito; quello che ancora dobbiamo approfondire in merito all’interconnessione ed i suoi sviluppi, riguarda le possibilità per le aziende di sviluppare il proprio business attraverso canali inconsueti. Internet e telefonia mobile hanno impresso una svolta epocale ai modelli lavorativi, non solo introducendo la delocalizzazione ma facendo emergere molte dinamiche nascoste, permettendo la riduzione dei crocevia decisionali, migliorando la distribuzione delle informazioni sulla cui base, ogni giorno, vengono prese decisioni strategiche, vagliati progetti, date indicazioni ai mercati.
La precisione e la profondità dell’informazione sono punti cruciale che coinvolgono l’organizzazione e la struttura interna delle aziende e tra chi sta utilizzando questi nuovi “spazi collaborativi” non mancano i big.
Harley-Davidson ha applicato le strategie collaborative del web, chiamando a raccolta gli owner group ed avere input per ridisegnare lo sviluppo dei propri prodotti. IBM ha coinvolto oltre 150.000 persone in uno dei suoi InnovationJam, una sorta di grande brainstorming a partecipazione allargata, che ha prodotto circa 46.000 idee. L’investimento di 100 milioni di dollari in 10 di queste idee ha generato fatturati per oltre 500 milioni in due anni.
Collegare interi sistemi apparentemente lontani è uno dei vantaggi che l’era del Web2.0 ci sta portando. La Pfizer, azienda farmaceutica ed in quanto tale solitamente avvezza alla condivisione dei progetti, ha fatto appello a diverse comunità di esperti esterni, partners di ricerca e non ultimo, coinvolgendo anche i dipendenti, per realizzare progetti che negli ultimi anni gli hanno consentito di raccogliere opportunità di business per 100 milioni di dollari.
La forza motrice, il volano di queste nuove attività collaborative sono (oltre ai manager tecnologizzati ed internettiani) le giovani generazioni di utenti aziendali, figli del social networking e del digitale la cui familiarità con il mondo del web li spinge a richiedere strumenti e tecnologie che consentano lo scambio e la collaborazione, strumenti simili a quelli che già utilizzano. Uno di questi è il wiki, un sito web aziendale interno ma anche non, che ha come imperativo la collaborazione; tutti possono e devono partecipare alla realizzazione dei contenuti, inserendo nuove voci, ampliando gli argomenti, inserendo approfondimenti. Uno strumento per la creazione di una base di conoscenza comune e per la condivisione del sapere (Knowledge Management) e che consente ad ogni dipendente di mettere il proprio sapere, l’esperienza ed il Know-how a disposizione di tutti.
L’introduzione di questo strumento, dato il successo che sta ottenendo, ha dato vita alla creazione di diversi tipi di wiki, personalizzati ed adattati ai singoli progetti di sviluppo a cui accedono singoli gruppi nelle varie fasi del processo.
E nel prossimo futuro è in arrivo Wave di Google, il sistema per ridefinire la collaborazione in azienda, creando “onde” di posta elettronica, chat, calendari e tutto il resto e dovrebbe rivelarsi un ottimo strumento per le piccole imprese che devono gestire e coordinare gruppi anche molto lontani tra loro.
Il vero maestro è il consumatore
Partiamo da una serie di articoli che ci inducono ad una profonda riflessione. Secondo Amit Agarwal di Digital Inspiration, la tradizionale formula del banner o del contextual advertising (tipo AdSense per intenderci) non funzionano molto bene all’interno dei social news site, così le aziende come Facebook e Digg stanno sperimentando delle vie alternative per far giungere i messaggi pubblicitari ai target di riferimento senza però annoiare questi ultimi. C’è poi un articolo del magazine Revolution che indica come negli UK il 68% degli utenti internet ritiene affidabili le informazioni e le opinioni dei consumatori messe online, mentre solo il 58% dichiara di confidare nelle informazioni che trovano nei siti ufficiali dei brand. Sempre in questo articolo c’è un riferimento ad Harris Interactive che evidenzia come negli Stati Uniti il 46% dei navigatori della rete dicano di ignorare la pubblicità dei banner e che solo l’1% ritenga quest’ultima di aiuto nel determinare la scelta di acquisto. Un recente studio Nielsen dice ” Le raccomandazioni e le opinioni postate on line rappresentano la forma di pubblicità a cui più credono gli internauti di tutto il mondo“.
Quindi, tutto ciò mette in chiara difficoltà advertisers e pubblisher che affrontano quotidianamente il web. Sembra che non riescano a venirne a capo. La pubblicità sul web non rende quanto la TV, la radio o la carta stampata? Non credo sia questo il problema, credo sia invece un problema di forma e di modello comunicazione. Intanto facciamo chiarezza rispetto alla resa dell’ADV on line. Perché sembra rendere meno? Semplicemente perché è misurabile. Per la prima volta è possibile monitorare quanto siano veramente efficaci la nostra campagna pubblicitaria e la nostra comunicazione ed il tutto quasi in tempo reale, cosa che non si è mai potuto (o non voluto) fare con gli altri media, data la difficoltà nel reperire ed organizzare i dati di feedback. Un famoso pubblicitario disse che le loro campagne funzionavano solitamente al 50%, ma sapeva quale della metà funzionavano? Probabilmente no visto che la misurazione nel marketing è sempre stata latitante, almeno sino all’avvento del web.
Le organizzazioni stanno cercando nuove vie per fare pubblicità ? Forse dovrebbero usare meglio la loro comunicazione!
Molti marketer sono convinti di poter gestire il consumatore come se stessero addestrando cavalli, al cavallo si danno ordini ben precisi e lui esegue, si tira la briglia e lui gira a destra o a sinistra a seconda dei nostri desideri. Questo è un modello di fare marketing che non funziona più sia nella rete che fuori.
Per avere successo è necessario un cambio di mentalità . Cominciamo a pensare a noi stessi non come maestri ma come apprendisti. Il vero maestro è il consumatore e dobbiamo comprenderne bisogni ed aspettative adesso ed aiutarlo nel trovare le giuste risposte ai suoi quesiti. Nel web in particolare il consumatore è determinato e risolutivo, diretto ed orientato all’azione. Pensiamo a lui come ad un navigatore solitario in cerca della giusta rotta per giungere a destinazione. Il nostro compito è aiutarlo a trovare le coordinate corrette ed indirizzarlo per la via sicura tenendolo al largo dalle intemperie, dai monsoni e dai forti venti di maestrale. Solo così possiamo pensare di condurlo sano e salvo in porto.
Rifare il look al sito web è sempre necessario?
Vi siete mai annoiati navigando su Google, oppure su Amazon o ancora su Yahoo o Facebook. Forse vi ha annoiato l’ultimo libro acquistato online o forse il vostro amico che vi ha costretto ad una lunga chat inutilmente. Recentemente Facebook ha rinnovato il look del sito e probabilmente alcuni di voi hanno esultato “finalmente” altri lo hanno fatto di meno; ad ogni modo dopo il lancio del re-design Google ha rilevato che al 94% degli iscritti alla più grande community del mondo, il nuovo look non è piaciuto. Probabilmente il cambio era stato studiato nel migliore dei modi, ma nel progettarlo, forse, non si è tenuto conto del fatto che gli utilizzatori erano “abituati” ad usare lo strumento in un determinato modo e che non era loro intenzione modificare le proprie abitudini. Specie nell’uso “ergonomico” dei menù, i cui movimenti abitudinari ma certificati vengono consolidati, per capirci e come se da domani tutti ci trovassimo ad avere invertiti il pedale del freno e della frizione nelle proprie auto, sarebbe un bel caos no? Non ne saremmo molto contenti…
Spesso le aziende vogliono fare dei cambiamenti molto più dei loro clienti. Ma perché lo vogliono? Probabilmente per molte ragioni, ma quando parliamo di un sito web credo sia semplicemente perché ci sta annoiando, siamo stanchi di guardare da oltre due anni le stesse “pagine” e pensiamo che tutti lo siano. Ridisegnare un sito web è divertente, ci sentiamo creativi e lanciati verso nuove mete, le agenzie ci adorano e probabilmente ci stanno già sottoponendo il nuovo lay-out. Fermi tutti. Siamo proprio sicuri che sia necessario?
La maggior parte dei navigatori che si affacciano sul vostro sito si possono definire “impazienti”, sono lì proprio per compiere un’azione e lo vogliono fare nel più breve tempo possibile, perché mai dovremmo rendere la loro vita più difficile?
Probabilmente qualcuno vi ha detto che il vostro sito va ridisegnato, che non è alla moda che non segue i trend, probabilmente questa persona lavora per un’agenzia di web design? Quelli tra noi che pensano che un sito web debba assolutamente essere eccitante non credo abbiano le idee molto chiare.
L’off-line marketing è “raccogliere attenzione”. Il web marketing è “prestare attenzione”. E questa è una differenza fondamentale. Se presti attenzione al tuo cliente navigatore sai che il miglior successo per il tuo sito web è portare il tuo cliente a compiere il suo “task” velocemente.
Quindi prima di ridisegnare il tuo sito accertati del feedback di chi lo naviga, chiedi loro cosa ne pensano e quali sono i miglioramenti che vorrebbero introdurre e poi passa all’azione.
PS: Quanto sopra vale sicuramente, ma sempre che il tuo sito non sia esteticamente proprio “terrificante”…
Email marketing: mantenete la connessione aperta
Sicuramente e forse ben lo sapete, il vero potere dell’email marketing è quello di essere un grande canale di relazione con il mercato ed in quanto tale è assolutamente necessario che rimanga aperto, cioè disponibile a tutti. L’email marketing rappresenta una delle migliori vie per incoraggiare i clienti al dialogo e rendere la base delle vostre mailinglist sempre più solida e partecipativa. Dato che la relazione è appunto un canale a due vie, settare la mail di ritorno delle vostre newsletter o email marketing con indirizzi donotreply@company.com oppure peggio ancora chiedere ai vostri clienti che le ricevono di non rispondere a quell’indirizzo mail, è estremamente contro produttivo ed irritante. Questo comportamento sottolinea, purtroppo, una sola cosa: voi non volete sapere quello che i vostri clienti vorrebbero dirvi di ritorno, è questo non è fare relazione. La reazione del cliente è però immediata ed anche facile da intuire, ” se tu non mi ascolti, troverò qualcun altro che lo faccia per te…” e spesso questo qualcun altro è un altro fornitore!
Cosa bisogna fare? Assicurarsi che la vostra mail di ritorno sia ben monitorata e gestita da persone che siano in grado di rispondere direttamente ai clienti. Non una mail automatica (autorisponditore) che tra le altre cose è spesso più che evidente, ma una “vera” mail relazionale. Persone che parlano (scrivono) ad altre persone, unite da un filo conduttore e da interessi comuni. Sicuramente, così facendo, vi renderete conto che la maggior parte dei feedback importanti e rilevanti per il vostro lavoro e per la vostra azienda arriveranno da lì. La relazione diretta con i clienti, con il mercato, con i prospect è un bene prezioso dell’azienda e va protetto, preservato ed alimentato.
Quindi non ostacolate ma facilitate la relazione e tenete i canali aperti.
Fare marketing con i Social Network
Cambia il modo di relazionarsi e cambiano le abitudine degli uomini. I social media hanno aggiunto un elemento “partecipativo” della relazione: l’individuo non riceve solamente le informazioni, ma ha la possibilità di prendere parte alla creazione e alla distribuzione dei contenuti. Quindi i social media costituiscono un nuovo modo per capire l’interazione dei singoli utenti con i contenuti dei brand e ciò avviene attraverso publisher online, social network, blog ed applicazioni.
I consumatori che sostengono un brand, diventandone amici o registrandosi per seguirne gli sviluppi, permettono di convalidare il lavoro dei marketer e attivare la distribuzione virale dei loro brand nei diversi canali. Il luogo dello scambio “sociale†non è un luogo fisico, se non raramente, ma la sincronia di emozioni, scambi di idee, di impressioni e di ricordi affidata alla tecnologia ed al suo straordinario potere di mediazione.
Oltre la metà degli utenti Facebook non sono studenti ed il gruppo che negli ultimi mesi cresce con il maggior ritmo è quello che supera i trent’anni di età . Per le nuove generazioni i social network rappresentano un’innovativa forma di interazione e di costruzione di nuove relazioni, o presunte tali. Per le generazioni “mature†la nuova tecnologia ha in larga parte favorito la riattivazione di relazioni sociali passate, di contatti ibernati, dimenticati o rimasti inattivi per lungo tempo. Così, Facebook funziona per molti come una vera e propria macchina del tempo. Vecchi compagni, colleghi, amici, vicini di casa e semplici conoscenti si ritrovano scambiando immagini e ricordi del passato.
Linkedin è diventato il riferimento per il mondo del lavoro, dove manager, consulenti, professionisti, fanno network per trovare nuove occasioni, sinergie e sbocchi professionali, ma anche nuove opportunità per fare business.
Twitter viene usato spesso in affiancamento ai call center ed è divenuto un canale di relazione primario nell’assistenza ai clienti.
YouTube oltre ad essere un canale per la diffusione di filmati è anche un ottimo supporto alle attività di marketing che un’azienda può attivare sia per la diffusione del prodotto che per valorizzazione del brand.
Dal punto di vista delle imprese, sappiamo con buona certezza che le reti sociali rappresentano potenti canali di influenza e cambiamento nei comportamenti sociali e, di conseguenza, anche dei comportamenti di consumo. Le reti sociali hanno uno straordinario potenziale di contagio e diffusione di “modelli†di consumo.
Di conseguenza il Social Networking è diventato un ambito di sperimentazione importante per il marketing a cui le aziende, al passo con i tempi, non possono sottrarsi.
Inoltre, e non è certo una cosa secondaria, se usati in maniera corretta ed assidua rappresentano una via low-cost per dare servizi e raccogliere importanti informazioni sui trends di mercato, feedback di prodotto, sulla percezione del brand e sui consumatori, sono cioè un canale diretto e continuo di input fondamentali per la crescita delle imprese.
Ultima nota, per le aziende è un impegno da non prendere assolutamente sotto gamba. Partecipare al “Network” significa investire tempo, risorse e “voglia di comunicare” ed una volta iniziato il percorso, abbandonarlo significa aver fallito… e questo al mercato non piace molto.
L’Oggetto della mail, il segreto del successo
La linea che contiene l’oggetto della mail è ancora regina incontrastata della comunicazione online e punto cruciale per quanto concerne l’apertura e la successiva lettura delle mail commerciali. Per intenderci meglio, stiamo parlando del titolo della mail. Un titolo è come uno slogan, cattura o non cattura l’attenzione e se non la cattura nessuno ci legge, è semplicemente banale, ma è così quindi la cura e la concentrazione che dobbiamo investire nel pensarlo sono di fondamentale importanza per la riuscita della nostra comunicazione.
Ricordiamoci che non è possibile pensare ad un titolo e considerare che quest’ultimo possa andare bene per tutti, per ogni target bisogna creare un titolo appropriato, certamente si può partire dalla stessa base ma personalizzandolo siamo sicuri di andare dritto al bersaglio. Cosa ci frena dal farlo? Spesso consideriamo questa attività una perdita di tempo, invece è la parte principale del progetto di invio di una mail.
Riserviamoci sempre il tempo per pensare e riflettere e se mi permettete un parallelo con l’atletica leggera, non è un lavoro da fare in 10 secondi, pittosto un 3000 siepi…
E quindi ecco una serie di suggerimenti concreti:
- E’ la parte più importante di una lettera/mail. Va pensato, ripensato ed ancora…
- Un’intestazione grande che propone un vantaggio è perfetta per catturare l’attenzione
- Quando scorriamo con gli occhi le pagine di un giornale cosa ci attira? Solo due cose le immagini ed i titoli!
Titolo della mail:
- Usate domande aperte
- Destare curiositÃ
- Proponete una soluzione
- Descrivete un vantaggio
- Annunciate novità importanti
Buon lavoro!
Semplificare la complessità del web
Una delle decisioni più importanti nel web management è quella di pensare “minimalista” cioè considerare il proprio sito ed il suo contenuto come un prodotto che si può costantemente migliorare specie nel renderlo “meno complesso”. Bisogna ridurre costantemente la complessità in favore della semplicità e quindi di una facile lettura, di un facile approccio e di una navigazione semplice.
Per Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, la semplificazione è una delle chiavi per il successo e non solo nel web. I consumatori che amano la semplicità sono la maggior parte, ciò non significa che dobbiamo trascurare chi ha voglia di maggior informazione e di approfondimento rispetto ad un prodotto, ad un servizio o ad tema, dobbiamo dedicare a loro lo spazio necessario ma mettendolo in secondo piano in una o più zone dedicate e comunque sempre dopo averle semplificate.
Questo libera spazio nelle pagine web per consentire al sito di ottenere ariosità ed equilibrio tra aree pieni ed aree vuote e quindi facilitare enormemente il navigatore nella lettura e nella comprensione dei vari argomenti. Quanto più siamo chiari, precisi e sintetici tanto più chi ci legge potrà capirci.
La difficoltà nel semplificare e quindi nel togliere delle parti (testo, immagini o altro) è spesso dovuta alle persone che non gradiscono ad esempio che siano tolte specifiche tecniche o parti testuali a cui hanno dedicato parecchio tempo per la loro realizzazione. Spesso siamo talmente certi che le nostre informazioni siano strettamente necessarie che perdiamo di vista il loro effettivo valore e quanto siano gradite o meno da clienti e navigatori del nostro sito.
La semplicità richiede un grande impegno, volontà e sforzi comuni. Molte organizzazioni non si rendono conto di quanto posso essere efficace e dare maggiori risultati applicarla e forse anche per questo abbiamo tanta complessità .
Social Network: il marketing oggi
FACEBOOK è sicuramente il social network più diffuso nell’intero globo e sicuramente un’opportunità per fare marketing per molte, anzi moltissime aziende, dalle big alle piccole, ma anche per negozianti, commercianti, artigiani e quanti vogliano sperimentare il web per incontrare il mercato. Molti imprenditori e manager hanno già dato una “virata” al loro modo di intendere il marketing puntando sulla peculiarità dei social network per raggiungere il marcato target; sfruttando le modalità comunicative tipiche dei social network le aziende possono entrare in contatto diretto con i consumatori, coinvolgendoli maggiormente e facendoli partecipare in prima persona alla vita del brand.
I budget aziendali ora includono anche la voce “Social Network” e nello specifico gli investimenti si dirigono in maggior parte su Facebook ma anche su Linkedin e Twitter. L’attenzione da parte delle imprese ai fenomeni web è più che giustificata, dato che i risultati ottenuti.
Dopo l’acquisto il consumatore stabilisce una profonda connessione con il brand attraverso i nuovi media attualmente disponibili online e che tecnicamente definiamo “touch point” e cioè social network, forum, blog, ecc. Ad esempio, più del 60% dei consumatori di prodotti per la cura del viso conducono online una personale ricerca sul prodotto dopo averlo comprato (quindi non solo prima) per condividerne l’esperienza d’uso.
Quando un consumatore è contento del suo acquisto ne sostiene la causa e se nel passato era il passaparola a convogliare l’informazione, ora il passaparola è mediatico, velocissimo, diretto, passa per Internet, anche se il nome tecnico è sempre “word of mouth”. Questo consente di condividere un pannello di valutazioni, impressioni e suggerimenti con gli altri consumatori oltre che apportare forza ed energia positiva al brand.
Ovviamente se il consumatore non è contento del prodotto, quello che accade in negativo ha la stessa identica capacità penetrativa e quindi potenzialmente può nuocere gravemente all’immagine del brand. Ma se il link (legame esperienziale con il prodotto) è buono e sufficientemente forte, quello che ne scaturisce è un loop molto proficuo ed interessante: Mi piace, Lo sostengo, Lo ri-compro!
Web Marketing in Azienda con successo
Da anni incontro aziende, manager, imprenditori, per diffondere la cultura del web nelle imprese e con l’obiettivo di far comprendere l’importanza della rete per il business e per lo sviluppo del mercato.
Oggi, con tutti i nuovi media a disposizione, pensare al web marketing può far venire il mal di testa, specie a quelle aziende che sono ancora acerbe in materia. Il mio scopo non è quello di creare professionisti del settore, piuttosto quello di rendere aziende e manager consapevoli dando loro le giuste informazioni e le conoscenze necessarie per affrontare il web marketing con sicurezza e chiarezza.
Il successo dipende molto da come le aziende affrontano il web ed affidare il proprio successo a mani libere e senza controllo ad un’agenzia, ad un web designer o ad un grafico non è la cosa giusta da fare. Se conosci il web sai come affrontarlo, l’obiettivo non è diventare degli specialisti ma sapere le cose che servono per dialogare con gli operatori del settore e far si che questi siano veramente al servizio dell’azienda.
Ancora recentemente, in due città di diverse regioni, mi si sono presentate le stesse situazioni, appena comincio ad illustrare come deve essere fatto un sito web, spiego cosa sono leparole chiave, cosa vuol direottimizzare il sito per i motori di ricerca, mi rendo conto che le aziende ne sanno pochissimo e che spesso sono preda di “personaggi” delle agenzie, designer od altro che si limitano a fare un sito come se fosse una brochure, non danno informazioni su cosa vuol dire una corretta presenza in Internet od ancora peggio pseudo professionisti del settore che creano siti web usando applicazioni scaricate dal web e che rivendono ai clienti dei semplici template (modelli già pronti).
Il web non è semplice ma sapere come funziona consente alle aziende di progettare, pianificare e dominare la propria presenza in rete.
Fare marketing con il web consente di ottenere degli ottimi risultati commerciali e questo è innegabile, ma per farlo occorre che l’azienda si impegni e che affronti i vari aspetti che coinvolgono il mondo internet con la consapevolezza che oggi sia uno strumento indispensabile, strategico e che va usato con cognizione e preparazione.Tutto deve essere sotto controllo e nulla lasciato al caso o in mani poco avvezze, di mezzo c’è l’azienda, la sua immagine che viene vista nel mondo, la sua reputazione.
Per questo è estremamente necessario definire le strategie di comunicazione, le modalità di intervento, la presenza ed i media da utilizzare che non sono pochi: sito, newsletter, mailing, motori di ricerca, Pay x Click, Facebook, Linkedin, Twitter, altri Social Network, Fedd RSS, Blogs, YouTube.
OK, un passo alla volta ma facciamolo bene mi raccomando…